Sanremo 2
Conoscenza trasparente mancante.
Oggi ci sforziamo di parlare ancora del Festival per
comprendere nella non trasparenza del “io posso superiore o ragion di Stato”
come i nostri soldi del canone RAI vengano investiti.
Quello che si è notato, (ndr. condiviso da fonti oltre il confine
immaginato dalle eccellenze italiche), è l’univoca interpretazione di ciò che è
necessario. Questo non riferito solo ad alcune dissintonie
udite, giustificabili con il ritardo tecnologico che angustia il nostro sistema,
ma al ritmo nelle sue variabili e forme. Significa che non vi è in atto un
cambiamento, neanche arbitrariamente piccolo che può generare risultati
radicalmente diversi, nell’orbita periodica di Sanremo e per qualsiasi modello
che si rispetti, questo è un inconveniente.
Il ritmo della vita è quello che vediamo, come esempio,
possiamo guardare come la gente cammina… Il ritmo è tempo. Se
camminiamo in una strada di Roma vediamo l’incidere lento della camminata quasi
un passeggiare, già a Milano il passo si affretta, se poi andiamo a Londra, a Parigi,
a Berlino, e in altre città vedremo ancor di più l’accelerassi di questo ritmo. È il ritmo della globalizzazione, istruzione,
sviluppo economico, diritti umani e altro ancora abituale nelle conseguenze di
vasta portata e interconnesse di un'economia globalizzata. Sanremo passeggia a Roma come trascinata nelle
favole di Esopo nei pensieri dei civili e degli schiavi della classe inferiore.
Possiamo così intuire che Sanremo non cambia, la vita bella romana,
nella sua doppia espressione impera, ha dettato e detta il ritmo, è l’abitudine
di certe terrazze romane, che abbiamo sempre visto e che vediamo. I risultati
sono sotto gli occhi di tutti.
Nell’onda di Saremo politica del 1970 di “chi non lavora non fa l’amore”, (alcuni la indicano come la variabile interpretativa dell’artico 1 della Costituzione); ieri sera la progettazione della sceneggiatura, nella specifica di come sono stati utilizzati gli spazi (mancavano gli Squallor), nel momento delle chiacchere in nome del “Rosario”, nel riferimento sottinteso si sono aperte le danze nel mito dell’imene, sul condom in sala nel significato incerto dei palloncini gonfiati e sfruttare la questione, “ organo davvero miracoloso”. Il sesso è tipicità pseudo scandalistica, della violazione della privacy di un ambiente sociale strutturato, è la punta dell'iceberg del tabu emozionale di una educazione programmata, un fattore culturale vista la propensione nazionale della indotta vergogna; come parlare delle mestruazioni, ancora parlare di vulva poche persone conoscono il suo vero nome, o che le donne possono eiaculare quando raggiungono l'orgasmo, sono questioni culturali così spesso ignorate che sembrano un messaggio agli extraterrestri. Altro che quote rosa.
Nella “scalinatela”, che vede l’apparire scendendo da comodi scalini teatrali della solita Festa Sanremese,
la direzione artistica per ieri sera è da attribuirsi a Fiorella Bini in
“questo è amore”.